‘Io non mi lamento’, era questo il titolo di un libro che lessi circa 16 anni fa.
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Non un testo di alta letteratura, ma abbastanza efficace da palesarmi il fatto che io mi stessi lamentando con una certa frequenza. Ero una giovane donna in carriera, in salute, bella, intelligente, simpatica, socievole, sensibile, circondata da affetti, amiche e amici (ok, la mia me del passato ringrazia di averle dedicato il mio booster quotidiano di autostima), eppure, mi lamentavo.
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Avevo tutto, ma ogni tanto si alzava una vocina dentro di me che mi faceva vedere il bicchiere mezzo vuoto.
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Così, man mano che andavo avanti nella lettura, accettai il guanto di sfida e incominciai a osservare tutte le volte che sarei potuta scivolare nel ruolo della vittima.
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Non era questa la versione più evoluta di me che sarei voluta diventare!
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La profezia che si autoavvera
La lamentela mette in circolo vibrazioni che risuonano con quello che diciamo. Crea un ambiente ostile a ciò che desideriamo.
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Dicendo o ripetendo frasi vittimistiche, agiamo di conseguenza, una sorta di coazione a ripetere: il risultato sarà proprio quello che si vuole scongiurare.
Vi è mai capitato di pronunciare frasi di questo tipo?
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‘Impossibile che accada, sarebbe troppo bello!
Figurati se incontro la persona giusta!
Capitano tutte a me.
Tutti ce la fanno ma io invece non riesco mai.
Posso impegnarmi, ma vedrai che comunque sarà un disastro!’.
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Sono tutte espressioni, e ancora prima pensieri, che ci pongono in una condizione di svantaggio rispetto a noi stessi e a quello che l’universo può regalarci.
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D’altronde, la lamentela mette al riparo da eventuali azioni che si possono mettere in atto per cambiare quello che non piace, consente di ‘delegare’ ad altri, e altro, il nostro benessere.
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Creiamo quello che diciamo, e a un livello ancora più profondo, quello che pensiamo.
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E’ una questione di autostima. Valore. Fiducia in se stessi e in quello che la vita propone.
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D’altronde, fateci caso. Tutti coloro che si possono dire felici nella vita sono donne e uomini che si tengono ben a distanza dalla lamentela.
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Provare per credere.
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