Mi è capitato di parlare di me in questi giorni, con persone poco conosciute, e di dire un qualcosa che forse, fino ad ora, non avevo mai espresso così chiaramente.
Io mi sono sempre sentita un po’ fuori posto. E con questo non mi riferisco a un concetto di inadeguatezza o disordine o altro di simile accezione.
Per ‘fuori posto’ intendo dire sentirsi un pesce fuor d’acqua, anzi una rana fuori dal lago, avere la sensazione di appartenere a quel luogo e di essere destinata ad altro.
Il mio fuori posto non va di pari passo con la situazione.
Vivo le vicende della vita intensamente, profondamente, appassionatamente.
Mi calo nel presente e lo faccio mio, lo sviscero fino a toccarne il lato nascosto.
Eppure, fin da quando ero bambina, mi sembrava, indipendentemente dal contesto, di essere sopra o sotto le righe, o in un altro tempo. Potevo essere un cartone animato, una dama ribelle, una giovane sessantottina.
Questo è successo, anzi, si è ancor più evidenziato con le città in cui ho vissuto.
Amo le mie radici, affondo nella mia terra, mi incanto di fronte a ogni sua meraviglia, ma so che per conoscermi ho bisogno di andare oltre, superare il limite, esplorare il nuovo.
Ho avuto un rapporto di odio e amore con Milano.
Non ero io, non ero quella (almeno quella che fino ad allora credevo di essere), ma quante nuove me ho potuto incontrare, quante possibilità mi ha saputo offrire.
Ero lontana dal mare, sempre vicina al cuore.
La vita mi ha riportato a casa.
È e sarà sempre questa la mia casa.
Eppure ci sarà qualcosa che mi farà partire, e poi forse tornare. C’è qualcosa che mi chiama, non so per dove, non so a che ora.
È dura vestire ogni volta nuovi panni. Quante me ho conosciuto e quante ancora mi sorprenderanno.
Spero, mi auguro, anzi voglio, pretendo, sempre nel rispetto di chi voglio essere, della parte più bella di me che posso dedicare al mondo.
Allora sì che casa sarà il posto del cuore, quello dove incontri l’amore e, consapevole delle tue radici, lo fai volare.
Ovunque voglia andare.