8 Febbraio 2025

Che paura!

La paura è un’emozione che porta a fuggire, attaccare o immobilizzarsi.

La paura dal punto di vista fisiologico è legata a una scarica ormonale, si alza la pressione, aumenta il battito cardiaco, incrementa la quantità di ossigeno disponibile per i muscoli, il volto impallidisce, il sangue si dirige verso gli arti così da renderci pronti a un’eventuale azione.

In altri casi la paura porta a un freezing, ci si congela nell’attesa di valutare la scelta migliore da compiere.

Io, per esempio, mi sono resa conto che in alcune situazioni potrei paragonarmi a un opossum e, come questo marsupiale, di fronte al pericolo mi fingo morta.

Proviamo a risorgere andando più a fondo nella comprensione del tema.

Ci sono delle situazioni di effettiva minaccia in cui la paura svolge il suo compito egregiamente ai fini della sopravvivenza. Many thanks!

In altri casi, invece, la paura esce dall’ambito delle emozioni, fisiologiche e transitorie, e assurge a essere un ‘sentimento’, come lo psicanalista Carl Gustav Jung l’ha definita, attribuendole una logica razionale e un funzionamento di tipo deduttivo.

Insomma: più è grande la paura, più l’oggetto che la rappresenta ci sembra insormontabile.

Proviamo ad analizzare la paura del cambiamento, che ne porta con sé una più profonda e radicale: quella della morte.

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Devo ammettere che quando ho iniziato a scrivere questo post non avevo messo in conto di scrivere così tante volte la parola morte! Tutta colpa dell’opossum…

Ritorniamo alla questione vita/morte/cambiamento. Nella vita tutto è movimento: nel nostro corpo ogni giorno muoiono milioni di cellule e altrettante si rigenerano. Ne consegue che volente o nolente tutto cambia. Chiamatela come volete, impermanenza della vita o panta rei. Tutto scorre.

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Come si può, dunque, quando dentro sentiamo una chiamata all’azione, volare e oltrepassare la zona di comfort, evitando di sguazzarci dentro?

Ci sono persone più propense a fare il cosiddetto salto, hanno dalla loro parte pianeti, attitudine e circostanze che le spingono più facilmente ad osare, ad andare oltre.

Altre invece restano attaccate a ciò che conoscono pur di non cambiare, anche se questo non è ciò che vogliono.

Lo spunto nato dalla lezione di Jung ci suggerisce di agire e trasformare la paura attraverso piccoli passi.

In principio fu l’azione.

Come counselor a mediazione teatrale ho sperimentato che cambiare il punto di vista può offrirci soluzioni nuove o inaspettate rispetto a situazioni che ci sembrano bloccate.

Immaginarci in nuove modalità, visualizzarci in ciò che desideriamo, può aiutarci ad andare nella direzione che più fa al caso nostro.

Si può rovesciare la prospettiva affrontando i nostri timori in maniera induttiva, con azioni semplici che piano piano possono cambiare lo stato delle cose.

Sono attribuite a Jung anche queste parole: “Dove c’è la tua paura, c’è il tuo compito”, a significare che il coraggio di fare può soppiantare la paura di non farcela.

In quella zona di ombra che facciamo fatica a contattare possiamo scoprire risorse interiori inaspettate.

Il confronto è con se stessi e con la fiducia interiore che si prova: quanto si sente di poter prendere in mano la propria vita?

Serena Adriana Poerio

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